5 Gennaio.
18:46.
Adesso, ma 12 anni fa.
Una vita, anzi due vite.
Due vite fa.
Mi ero ripromesso di non pensarci, ma mi conosco, le promesse a me stesso non so mantenerle. E quindi ok, da domani ci lavorerò, ma oggi è troppo difficile distogliere la mente. Oggi, a quest'ora, non posso evitare di ritornare a tutti i precedenti oggi a quest'ora, fissati come fotografie, messi di lato e pronti a rispuntare fuori adesso per dirmi senza parlare quanto è stato inutile tutto questo.
Quanto tempo serve per cancellare una vita? E prima ancora: come si fa a cancellare una vita? Io non lo so, ci provo ugualmente, ma ogni tanto - ancora troppo spesso in verità - butto l'occhio su qualcosa che mi riporta a te, che mi parla di te, o magari che è proprio tuo. E allora monta un senso di acidità insopprimibile e tutto il lavoro fatto deve essere ripreso da principio. E tu come fai?
Come riesci a cancellare una vita? Mi chiedo come ci stai provando, soprattutto sapendo che non era quello che volevi, che avevi combattuto con tutta te stessa per evitarlo, avevi combattuto e vinto più di una volta, per anni. E adesso l'hai accettato sotto ricatto. Forse proprio questo è il segreto: sai che se non lo farai rischi di perdere il castello di carte che stai costruendo giorno per giorno, fingendo che certe cose siano aggiustabili col tempo, che altre invece siano solo tue paranoie. Fingendo che, in sintesi, tutto vada bene, sforzandoti di non ascoltare lo scricchiolìo che si riacuisce ad ogni litigio, ogni volta che ti manca l'aria, ogni volta che sopporti senza parlare. Insomma il tuo modo di cancellare una vita è sottostare a un ricatto. Ancora una volta.
E non dirmi - non dirti - che non è così. Ti conosco fin troppo bene. Purtroppo.
Mi sembra di sentirti mentre dici che ci sono dei momenti belli che ripagano quelli brutti. Anzi no scusa, non è che mi sembra, è che ti ho proprio sentita fare questi discorsi. Per un anno intero. Parlavi di una persona che poi hai definito semplicemente "Merda", capendo finalmente che stavi mettendo i paraocchi. Pensavo che quell'esperienza ti fosse bastata, evidentemente no, stai ripetendo tutto da capo, peggio di prima, perché almeno quella volta non avevi tagliato certi ponti, pur smettendo di fare la tua vita per fare quella che ti era stata imposta. Eppure ricordo la tua voce che diceva "prima vengo io". Ti stavi prendendo in giro? Domanda inutile, non avrai nemmeno la decenza di ammetterlo a te stessa.
Ma alla fine del gioco, quello che resta è un triste vuoto. Sarebbe facile dire che ti odio, proprio oggi. Ma in realtà le cose sono un pò più complicate, un pò più brutte di così. Fosse solo e semplice odio, sarebbe legato a quello che tu hai fatto a me e passerebbe un pò per volta, per essere sostituito dall'indifferenza. Invece la cosa che mi rattrista di più è quello che stai facendo a te stessa. E quindi non è solo odio, ma disprezzo - pari al rispetto che ti portavo - il senso di acidità che mi sale quando ancora mi chiedono di te. E quando si perde il rispetto si è perso tutto, lo sai come la penso.
Eppure io, da fesso, continuo a rispondere solo cose banali a chi mi chiede, generiche, per non sputtanare te. Perché continuo a portarti un rispetto residuo - e immotivato ormai - che mi impedisce di dire come sono andate veramente le cose. Mi basterebbe così poco, anzi sarebbe pure un piccolo rimborso spese per quello che hai fatto a me. Invece no, continuo a dire "se vorrà, ve ne parlerà lei"... Sei sempre fortunata, ma anche questo residuo è destinato ad esaurirsi purtroppo.
Io, dal canto mio, lascio passare questo minuto scrivendo, sfogando qui un pò del disprezzo, della delusione che provo quando sento fare il tuo nome, sperando che il prossimo minuto mi porti qualcosa che mi allontani definitivamente da te. Ricordandomi che in fondo è passato solo un mese, tempo irrisorio se paragonato a una vita.