Seduti in macchina a parlare, io e te, la tua testa sulle mie gambe e le mie dita tra i tuoi capelli. Solo io e te e il bagliore della città lontano sotto di noi, appena visibile. Le nostre voci, le nostre risate, i nostri silenzi, la musica, i tuoi occhi. E io che guardandoti penso: massì dai, ci sto. Ci provo. Davvero.
Lontani dal mondo, lontani da tutto, come suggerivano i Negrita in sottofondo.
Lontani dal resto almeno per un pò, forse troppo poco, tra un volo e l'altro, tra gli impegni e gli amici, tra me e te, siamo Noi almeno per un pò.
E fino a poche settimane fa non lo credevo possibile, e se anche continuo a sentire un rumore di fondo che stona, mi sforzo di non dargli peso, non ancora almeno, che non voglio prendere più decisioni affrettate.
Mi trovo a pensare a tutto questo ora che non sei qui, ma forse adesso ti sento più di quanto non riuscissi a fare prima. Penso a ciò che mi hai detto, ma anche, e soprattutto, a quello che non mi dici. Stanco di analizzare, forse presto riuscirò a godermi semplicemente il suono della tua voce, l'armonia dei tuoi movimenti, senza domandarmi per quanto. Senza chiedermi in che modo mi spezzerai le gambe, o come lo farò io a te. Intanto ripassaporo questo piccolo viaggio lontani da tutto, ripasso questi pochi giorni che ci siamo regalati, aspettandone altri che adesso mi sembrano fin troppo lontani.
Lontani dal mondo, lontani abbastanza...